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Il barcone del Ciriola? era una corvetta Papale

Gli anni d’oro della Nave dei Folli

Marisa Allasio e Renato Salvatori in una scena girata sulla nave dei folli
Le estati spensierate al barcone del Ciriola

 …Era il 1950 circa, allora iniziò l’epoca d’oro per il barcone ed il suo proprietario:”il Ciriola” .Entrambi divennero un mito del fiume. E il mito rimase anche quando un incendio pose fine all attività e alla vita del barcone, nel 1970. 

Con lui la Nave dei folli conobbe anni gaudenti di spensieratezza, fino a che, settantenne gli acciacchi di una vita letteralmente “Passata a mollo” lo spensero in un lettino dell’ospedale Santo spirito, verso la fine degli anni 60, ed il barcone, abbandonato, divenne asilo di un vecchio barbone che vi dimorò incontrastato sino la fine degli anni 70, quando rese l’anima a Dio ed il barcone agli dei tutelari del Tevere.

L’Arsenale Pontificio, ridotto al rango di carrozzeria negli anni 70, in Francia sarebbe un museo per cui molti farebbero la fila…

…Risalendo il fiume dall’arsenale di Porta Portese, l’isola ed i nostri ponti oltre Duca Amedeo d’Aosta.

Oltre la mole di Castel S.Angelo un tempo Fino la fine degli anni 80).. avremmo potuto vedere un grosso barcone in stato di completo abbandono, costituito da un lungo scafo sul cui ponte sorgeva una baracca costellata di oblò, con la scritta sui fianchi: “La nave dei folli”.

Galleria Fotografica

Nell’estate 2018 la manifestazione Teverestate ci ha commissionato dei pannelli storici divulgativi, per mostrare i  luoghi della manifestazione in alcuni contesti storico-fotografici, questo era il pannello relativo al Barcone del Ciriola 

Come eravamo: la virilità d’altri tempi di Renato Salvatori e le curve conturbanti di Marisa Allasio, gioventù cui non servivano anabolizzanti ne silicone…poveri, ma per l’appunto..belli

Dimora ormai di barboni e balordi e dunque inviso ormai ai frequentatori del fiume, il barcone procedeva nel suo oblio perdendo pezzi e sbiadendo assieme le scritte, gli antichi fasti.

Da barca dei poveri snobbata dai più a fenomeno sociale
Una conturbante Marisa Allasio, sirenetta del barcone nel film Poveri ma belli
Renato Salvatori e Lorella de Luca, sullo sfondo ponte Vittorio e Principe Amedeo
Immagini inedite sul set di Poveri ma Belli
rare immagini sul set del film che ha rreso celebre il Barcone del Ciriola
Maggio 55, mostra di pittura in una atmosfera naif sul barcone
I particolari che incuriosirono il Capitano gay

Rimasto in tale stato di abbandono, attirò in quegli anni, l’attenzione nientepopodimeno che di un Capitano di Vascello del genio Navale: Franco Gay, autorevole cultore di storia e costruzioni navali.

Il capitano osservandolo, si accorse che lo scafo era in piastre di acciaio rivettate, aveva un dritto di prora verticale e rinforzato, una poppa dalla strana linea e, al centro, uno scasso che non poteva che essere il passaggio di un asse destinato a far ruotare due ruote a pale.

Il Barcone del Ciriola nel’immediato dopoguerra, agli albori del suo insediamento
Il Barcone del Ciriola nel’immediato dopoguerra, agli albori del suo insediamento
La Spiaggia del Ciriola, riformatasi nel dopoguerra a causa delle piene alluvionali, la medesima era stata rimossa durante il secondo conflitto ad opera di ebrei che furono schiavizzati per rimuovere in poche decine di uomini, tonnellate di fango e sabbia.
Il sole alla spiaggia del Ciriola
Il Barcone del Ciriola visto da Ponte S.Angelo
la prora del barcone anni 70

Era un vecchio scafo dalle origini incerte: si sapeva che un tempo era utilizzato come trasporto da Fiumicino al Porto fluviale di Ripa Grande, dopo la grande guerra, un “fiumarolo” romano ne entra in possesso e, dopo avergli tolto il motore, aveva costruito quella lunga cabina trasformandolo in uno stabilimento fluviale:

Allora il “biondo Tevere” non era una cloaca a cielo aperto, e molti Romani vi si bagnavano. Prima dell’ultima guerra la gestione passò al figlio del vecchio fiumarolo, di nome Rodolfo Benedetti, soprannominato “er Ciriola” perchè in acqua nuotava più lesto delle anguille, che a Roma sono dette “Ciriole”,: anche egli un vecchio fiumarolo che, nella vita, salvò più di 180 vite di persone in procinto di annegare, raccogliendo oltre 50 medaglie ed onoreficenze per questo.

Tutto questo, specie la fattura dello scafo in piastre e la struttura della prora, facevano pensare ad una nave militare, non certo ad una chiatta.


Basandosi su questi ed altri riscontri, il Comandante Gay giunse alla convinzione che si trattasse dello scafo di una unità fluviale, facente parte di una piccola squadra di tre piroscafi a pale da 72 tonnellate, acquisita in Inghilterra nel 1841 dalla marina Pontificia.

Il porto di Ripa Grande visto dalla salara sotto l’aventino 1878
corvette inglesi di fronte Ripa Grande

I piroscafi erano il Blasco de Garay, il Papin e L’Archimede, a sopravvivere alle vicissitudini della storia fu proprio quest’ultimo che, senza mai lasciare il Tevere, fu rimorchiatore, trasporto merci , anche, unità doganale del Papa Re, giungendo a navigare in questa veste, fino all’altezza di Passo Corese.

La dogana di Porta Portese, demolita durante la costruzione di Ponte Sublicio

Caduto il Regno Pontificio passò a quello d’Italia e fu attivo fino alla grande guerra; i registri del naviglio lo indicavano come la più antica nave a vapore italiana, ma con l’abbandono dell’Arsenale di Porta Portese e il graduale passaggio delle merci per strada ferrata anziché via fiume,

l’Archimede fu abbandonato, ma la rustica ristrutturazione , prima del fiumarolo, poi del figlio”er Ciriola”, lo riportarono ad una nuova e scapigliata giovinezza durante la quale fu immortalato come suddetto, da molto cinema neorealista, da poveri ma belli ad un intero filone degli anni 50.

La Dogana alla fine del porto di RIpa Grande

Gay pensò bene di rivolgersi all’allora sindaco Signorello, Democristiano..illustrandogli brevemente il suo progetto:

viste le buone condizioni di conservazione dello scafo e l’esiguità delle sovrastrutture originali, sarebbe stato agevole e poco costoso restaurare il vapore e restituirlo, anche se non navigante, ma identico all’originale, alla Città.

L’idea era quella , una volta restaurato e portato alle antiche forme e splendori, di ancorarlo di fronte al san michele, come vessillo di un porto che fu, c’era anche in progetto, di ricostruire tra le rampe che scendono sulle banchine.

Una copia dell’antico casotto con il faro, distrutto senza accortezze durante i lavori di muragliamento del Tevere, per farne un piccolo museo ad esso dedicato , che ne ricostruisse le vicissitudini con foto ed audiovisivi, un progetto molto innovativo sul quale aveva lavorato per molto tempo.

Le corvette inglesi al porto di ripetta

Il progetto riscosse interesse, plausi e lodi ma…niente di fattivo se non una copiosa serie di ma, di se, di forse e di “vedremo”, fino a che, e forse fu una fortuna, l’antico Dio Tevere decise di dirimere tutte le annose controversie a modo suo:

Una piena improvvisa travolse il vecchio scafo in una notte tempestosa, e alla mattina, là dove ormeggiava cigolante la “Nave dei Folli”, si trovò solo un placido specchio d’acqua, dell’Archimede, divenuto barcone del Ciriola non rimase nemmeno una traccia, sotto i ponti e nemmeno alla foce..sparì avvolto da polemiche e mistero..consegnato alla storia da molti fotogrammi e…..questo breve racconto.

Ultime immagini del barcone in oblio negli anni 80
Una delle ultime immagini del Barcone nei giorni imminenti alla sua scomparsa.

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